Varenna

UFO sul Lago di Como?

In questo articolo scopriremo come possono nascere falsi miti a partire da fatti che hanno una semplice giustificazione tecnico-scientifica. Scopo del progetto Lario Celeste è anche quello di spingere la popolazione del Lago di Como all’utilizzo diffuso del metodo scientifico come metro per distinguere ciò che è reale da ciò che è frutto delle nostre fantasie o della nostra ignoranza. La lotta alle pseudoscienze e alle fake news non può che essere quindi un punto di partenza per chi vuole conoscere e scoprire l’Universo che ci circonda.

Il fatto

Erano da poco passate le 21.00 di domenica 18 ottobre 2009 quando io e la mia compagna stavamo tornando da Varenna (LC) dopo il consueto weekend passato al lago. Imbocchiamo la strada SP72 quando, poco dopo la frazione di Fiumelatte, decido di accostare al fine di osservare una strana nube biancastra che, solitaria in un cielo limpido e buio, aveva attratto la mia attenzione. Lo spettacolo che si mostrò di fronte ai nostri occhi fu unico ed irripetibile. In cielo vi erano non una ma due nubi biancastre, ciascuna preceduta da un oggetto simile ad una stella molto luminosa. Entrambe le coppie nubi-stelle si muovevano attraversando la volta celeste da sud-ovest a nord, mantenendo costante la loro reciproca distanza apparente. A contorno di questi oggetti celesti vi era un grande anello luminoso, sempre di colore biancastro, che occupava quasi metà volta celeste. I due “oggetti stellari” si mantenevano al centro di questo anello che quindi si muoveva anch’esso attraversando la volta celeste. Mano a mano che i primi andavano a diminuire la loro altezza dall’orizzonte, l’anello assumeva forme che andavano dal circolare all’ellittico. Incredulo e mantenendo il sangue freddo, aprii il bagagliaio della mia automobile ed estrassi la mia reflex digitale con cui feci la fotografia riportata in Figura 1.

Figura 1 : Immagine (mossa) dell’osservazione del 18 ottobre 2009 – Davide Trezzi (www.astrotrezzi.it).

Purtroppo non avevo con me ne un cavalletto fotografico ne un telecomando per lo scatto remoto e quindi la foto venne eseguita appoggiando la reflex sul tetto dell’automobile e premendo il pulsante di scatto a mano. Una volta tramontati i due oggetti e l’anello ad essi associato, salii in auto e mi diressi velocemente nella mia casa a Briosco (MB). Appena arrivato fotografai il mio orologio sincronizzato con Francoforte al fine di misurare la differenza tra il tempo riportato dalla macchina fotografica e quello reale. Dopodiché andai su Google Maps al fine di ottenere le coordinate dello scatto (45.9845 N, 9.2947 E). Inviai così l’immagine e con le annesse informazioni al sito Spaceweather (NASA) ed alla rivista italiana Coelum fornendo, oltre ai dati relativi allo scatto, la seguente descrizione: “I was coming back by car from the usually Sunday trip when something like a bright comet appeared in the night sky. So, I stopped the car and took some photos of the strange phenomenon (photos were taken by hand without any tripod). The bright object was anticipated by a bright star with a tail. It was surrounded by a circular halo, that became an ellipse when it came close to the horizon. Canon EOS 40D, 23 sec. 3200 ISO (Ob. 18 mm, f/6.3)”.

Le prime ipotesi

Ovviamente quella notte non riuscii a chiudere occhio. Cosa avevo osservato? Quale era la natura di quegli oggetti?

Innanzitutto dovevano essere oggetti “oltre l’atmosfera terrestre” per non dire “spaziali” in quanto il cerchio luminoso che li circondava cambiava geometria a seconda della posizione occupata nel cielo. Questo era forte indizio che questi oggetti dovevano trovarsi a chilometri di distanza da noi. Ma quale era la natura dei due “oggetti stellari” accompagnati dalle corrispettive nubi luminose? Fortunatamente, circa 10 anni prima intorno al 1999, io e dei miei amici astrofili osservammo dalla Valtellina il rilascio di liquidi dalla stazione spaziale russa MIR. Come nel caso dei satelliti artificiali, la stazione spaziale appariva ad occhio nudo come una stella luminosa che attraversava la volta celeste. Quel giorno però, a lato della stella errante (la MIR) era visibile una piccola nube uncinata di colore bianco. Questa nube non erano altro che i liquidi rilasciati dalla stazione spaziale che, una volta ghiacciati a contatto con lo spazio profondo, riflettevano la luce solare verso noi osservatori terrestri.

Ora, potevano i nostri due “oggetti stellari” essere satelliti artificiali accompagnati dal rilascio di liquidi? E se l’anello stesso che circondava i due corpi fosse anch’esso un rilascio di liquidi o, ancor peggio, l’onda d’urto di un’eventuale esplosione spaziale? Andai subito a controllare se fossero previsti dei passaggi della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) quella notte sul Lago di Como. Fortunatamente non era previsto nessun passaggio. Ma allora chi erano i due intrusi spaziali?

Figura 2: ISS osservata da Varenna (LC) il 31 maggio 2020 – Davide Trezzi (www.astrotrezzi.it)

Ovviamente, seppur ritenute meno probabili, tra le mie ipotesi rimanevano la caduta di meteoriti di grandi dimensioni o un attacco missilistico. Nelle settimane precedenti, il presidente iraniano Mahmud Ahmadineyad aveva aperto una discussione sulle armi nucleari e su possibili minacce al continente europeo tra cui il nostro paese. Quella notte, sui giornali nazionali ed internazionali, non trapelava nessuna notizia a riguardo della strana osservazione che sembrava avessi visto solo io.

La Comunicazione Ufficiale

Il giorno dopo mi recai al lavoro. In quegli anni ero un dottorando di ricerca in Fisica presso l’Università degli Studi di Milano. In tarda mattinata mi arrivò un e-mail da Spaceweather (NASA) che affermava: “A Centaur rocket caused a minor sensation on Sunday night, Oct. 18th, when it flew over Europe and dumped a load of excess propellant. “We saw it at 9:15 pm local time (19:15 UT),” report Federico and Chiara Bellini of Bodio Lomnago, Italy. “It looked like a comet with a fan-shaped tail”. About 20 seconds later, a second object appeared.” That was a US military weather satellite (DMSP F-18), which the Centaur booster had helped launch earlier in the evening from Vandenberg, Air Force Base in California. “And then,” the Bellinis continue, “a big circular halo followed the two across the sky.” The halo, shown in a movie recorded by Jonas Förste of Jakobstad, Finland, was probably an expanding puff of gas emitted during an earlier firing of the Centaur. More images: from Marko Posavec of Koprivnica, Croatia; from Davide Trezzi of Varenna, Italy; from Vince Tuboly of Hegyhátsál, Hungary; from Quentin D. of le Havre, Normandy, France; from Feys Filip of the Sasteria public observatory, Crete”, come riportato poi sul loro sito web. Dopo aver letto che il fenomeno, visibile dall’Europa, era stato ripreso solamente da una decina di persone (me compreso) e che coinvolgeva un satellite “militare” (DMSP F-18), di istinto mi chiusi a chiave in ufficio. Nel pomeriggio arrivò poi una risposta analoga dalla rivista scientifica italiana Coelum e la notizia divenne di dominio pubblico.

La Spiegazione

Alla luce di quanto dichiarato dalla NASA il fenomeno osservato aveva una giustificazione squisitamente aerospaziale. Il giorno stesso, 18 ottobre 2009 ore 16.12 UT prese luogo il diciottesimo lancio del razzo Atlas V (Figura 3), seicentesimo lancio in totale per i vettori di quel tipo.

Figura 3: NASA/Tom Farrar, Kevin O’Connell. Lancio di un vettore Atlas V.

A bordo del vettore era presente il satellite artificiale del programma Defense Meteorological Satellite Program (DMSP F-18). Questo satellite era capace di fornire agli Stati Uniti immagini meteorologiche satellitari ad alta definizione. DMSP F-18 fu il penultimo satellite della serie. L’ultimo fu il DMSP F-19, lanciato nel 2014. Purtroppo, a seguito di un eccesso di propellente, si decise di rilasciare il disavanzo nello spazio proprio nel momento in cui sia il lanciatore che il satellite si trovavano sopra l’Europa. Quindi i due “oggetti stellari” non erano nient’altro che il Centaur Atlas V ed il satellite DMSP F-18. L’anello che circondava i due oggetti invece era dovuto ad uno sbuffo di gas in espansione emesso durante una precedente accensione del vettore Centaur Atlas V.

Conclusioni

Un fenomeno così esotico e surreale aveva alla fine una giustificazione tecnico-scientifica piuttosto banale. Le mie prime ipotesi non erano poi così lontane dalla realtà, dettate dalle conoscenze scientifiche personali e dall’esperienza maturata sul campo in anni di astrofilia. Purtroppo, non tutti hanno una mentalità scientifica e spesso le persone giungono a conclusioni fantasiose e ben lontane dalla realtà dei fatti. Un esempio è quanto riportato dal blog di Raniero Recupero dove si narra di un sacerdote, tal Don Domenico Rosario destore dell’Istituto Oblati della Madonna a Braies (BZ) che, anche lui come me, osservò il fenomeno del lancio del satellite DMSP F-18 ma interpretò l’anello luminoso come un disco volante di origine aliena (UFO). A differenza mia il sacerdote riuscì, non so come, a stimarne l’altezza (1000 metri) e le dimensioni (2000 metri di diametro) e riportò il tutto ai Carabinieri. Un’altra testimonianza, meno fantasiosa, arrivò da un pilota che stava volando sull’isola d’Elba ed è stata riportata dal blog Ladysilvia. In questo caso il pilota riportò il fenomeno da noi osservato limitandosi a chiede quale possa essere la sua natura. Il report è puntuale e corretto sotto tutti i punti di vista. Il titolo dell’articolo però riporta “UFO Avvistamento nei cieli dell’isola d’Elba” con una bella immagine di un disco volante alieno, spingendo così il lettore ad associare il racconto del pilota con fenomeni di natura aliena.

In conclusione, sia il sacerdote altoatesino che il pilota avevano osservato un fenomeno di natura extra-terrestre: il  lancio di oggetti costruiti dall’uomo fuori dal nostro pianeta. Prima di gridare al mondo di aver visto “dischi volanti alieni” od “oggetti misteriosi”, scriviamo ad una rivista scientifica di settore, sia essa italiana o straniera, e scopriremo che quelli che pensiamo essere fenomeni inspiegabili spesso non sono altro che il frutto della nostra più sincera ignoranza.

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